“Viviamo in un tempo in cui la tecnologia ha il potere di connettere, informare, emancipare. Ma allo stesso tempo, può diventare strumento di esclusione, discriminazione e violenza. La violenza digitale, che si manifesta attraverso cyberbullismo, revenge porn, stalking online e la diffusione di contenuti sessisti, è una minaccia concreta alla dignità delle donne, alla loro libertà e alla loro sicurezza. Il fenomeno della violenza digitale sta assumendo forme sempre più gravi e pervasive, e non possiamo più permetterci di ignorarlo. La violenza digitale colpisce le donne in  modo diverso a seconda di età, provenienza, orientamento sessuale, disabilità o appartenenza etnica.

Come Presidente di Impresa Donna CNA Toscana Centro, ritengo doveroso rilevare a nome delle imprenditrici, che ogni giorno lottano per affermarsi in un mercato ancora segnato da disparità, che è intollerabile assistere ad un web che si trasforma in terreno fertile per l’umiliazione e la strumentalizzazione delle donne.

Negli ultimi tempi, gruppi social composti da migliaia di uomini – alcuni con oltre 700.000 iscritti – stanno attirando l’attenzione per la loro violenza verbale, simbolica e culturale contro le donne. È proprio in questi spazi digitali, spesso minimizzati o ignorati, che si alimenta una cultura misogina e si rafforzano stereotipi pericolosi, che inevitabilmente sfociano in forme concrete di violenza. Dietro l’anonimato o l’apparente “giocosità” di certi gruppi, si annidano molestie, insulti, umiliazioni e diffamazioni di stampo sessista che si riversano sul lavoro, sulla vita privata e sulla salute psicologica delle donne di tutte le età. Continuano ad arrivare segnalazioni alle autorità competenti di decine di siti e gruppi social – come quelli legati al movimento INCEL – che hanno come fondamento l’odio degli uomini verso le donne.

Questi comportamenti online costituiscono una violenza simbolica che contribuisce a legittimare una cultura di disparità e sopraffazione, e che può sfociare in violenza reale, e questo è intollerabile.

La nostra associazione è da tempo impegnata nella promozione dell’imprenditoria femminile e nella sensibilizzazione contro la violenza di genere. Abbiamo avviato percorsi di certificazione per la parità di genere, investito nella formazione contro i bias e il linguaggio discriminatorio, e in sinergia con CNA Sociale, i Centri antiviolenza e i Centri per l’impiego della Regione Toscana, abbiamo lanciato il progetto “Un lavoro per rinascere: il ponte verso l’indipendenza dalla violenza”, pensato per favorire l’autonomia economica delle donne vittime di violenza, attraverso percorsi di lavoro, formazione e sostegno.

Ma oggi serve un’azione più ampia e decisa: alle istituzioni e alle piattaforme social chiediamo maggiore controllo, regolamentazione, formazione e rimozione immediata di contenuti violenti, misogini o discriminatori. Alle imprese e alla cittadinanza chiediamo invece di promuovere e agire la cultura del rispetto, mentre dal canto nostro investiamo nella formazione sulla parità e facciamo pressione per interventi legislativi e culturali incisivi.

La rete deve essere uno spazio di libertà, non di paura. E noi come CNA, abbiamo il dovere di costruire un futuro digitale più giusto, più sicuro, più umano perché la parità non è solo un principio etico: è una leva strategica per la crescita, l’innovazione e la coesione sociale. E la lotta contro la violenza digitale è parte integrante di questo percorso.”